Festa del trentennale del GMB, 31 ottobre 2012

di Giuseppe Lanfranchi

Per festeggiare egregiamente il “primo trentennale” del G.M.B. si è stabilito di fare qualcosa di inedito che non fosse la solita grigliata, e così, disponendo di adeguata attrezzatura e di “esperti in materia” abbiamo intrapreso l’avventura del porcetto sardo.

Si inizia alle 5 del mattino accendendo un fuoco per creare un letto di brace per gli spiedi a cui sono legati due porcelli da latte di circa 12 kg cad.

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Pietro, da buon conoscitore dell’arte, provvede allo scalco e al confezionamento della carne e Giuseppe all’istallazione dei sostegni dello spiedo e al governo del fuoco coadiuvato da Stefano che aggiunge legna e carbonella. Verso le 9 i porcelli incominciano a prendere un bellissimo colore ambrato e intorno intanto si diffonde un appetitoso aroma di carne allo spiedo.

Nel frattempo Lorenzo arriva con un carico di tavoli e panche e si inizia a montare i piani d’appoggio coperti da gazebo sotto le nostre grandi e secolari querce che ombreggiano la zona parcheggio modelli. Man mano che arrivano gli altri soci, sui tavoli compaiono, come per incanto, bottiglie di vino, salumi di varia specie, torte, dolci e liquori per il finale.

Gabriele frigge il gnocco, e prepara la piadina, un antipasto per aprire le vie gastriche.

Dopo gli antipasti, si inizia con spaghetti alle vongole cucinati da Roberto a cui le signore non mancano di fare i dovuti complimenti. Nel frattempo Pietro & co. iniziano a togliere i porcelli dallo spiedo, procedono allo scalco e a tagliare le porzioni nei piatti. La carne è cotta a puntino, la cotica è croccante ed il suo sapore è per tutti una golosa sorpresa. Ce l’abbiamo messa tutta!

Il finale ci vede impegnati alla degustazione di ottime torte confezionate dalle signore e molti soci incominciano a carburare con una miscela in cui compaiono ingredienti quali vari tipi di grappa e altri generi ad alto volume alcoolico, … ma niente nitro, nè olio di ricino. Qualcuno, spavaldamente inizia la serie dei voli: le acrobazie non mancano e si possono filmare numeri di rara fantasia, looping che diventano volping e tonneaux ispirati dal Bordeaux, ma tutto regolare….. !

La giornata si svolge in un’atmosfera davvero amichevole e gioiosa con molti spunti di vera ilarità dovuta a spontanee battute dialettali e a performances volistiche inimitabili. Abbiamo chiuso il campo sul tardi dicendoci: “Alla prossima…!!!”

La gita a Vigna di Valle

di Lorenzo Anelli

Sono sul FRECCIA ROSSA diretto a Salerno per un viaggio di semi diletto con mia moglie e, la mia mente viaggia alla velocità del treno (300 km orari, presumo). Sono tranquillo. Non so che fare. Ho quattro ore da perdere. Colgo l’occasione. Scrivo questo articolo per soddisfare una promessa data.
Penso ai molti viaggi che in passato ho fatto. Avventure in moto, auto, treno e aereo, non nego, sorrido un po’, pensando al piacevole viaggio/gita con il gruppo di cui faccio parte il GMB (GRUPPO MODELLISTICO BELGIOIOSO).

L’ organizzazione impeccabile di Gabriele accompagnato dal suo mitico papà , il servizio di Roberto taxi da Pavia all’ aereo porto a/r , le due insostituibili enciclopedie del volo tascabili da viaggio Angelo e Jacky ( ma quante ne sanno!) , un “grande” del volo acrobatico, Marco, con il suo papà! Il nostro tesoriere Giuseppe, Riccardo ed io componiamo la banda.
Ho aderito molto volentieri alla iniziativa del GMB in occasione del festeggiamento dei trent’anni dalla nascita, che ci ha portato in gita a Vigna di Valle in visita al museo storico dell’areonautica, Riccardo ed io abbiamo potuto provare l’esperienza del primo volo di linea. Data prevista di partenza 27 Ottobre 2013, rientro il giorno dopo. Molto tempo prima viene organizzato il tutto. Arriviamo a Roma con un’ora di ritardo, forte vento a Fiumicino la causa, il comandante durante l’attesa a Linate ci permette di visionare la cabina di pilotaggio, mitica!

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All’aereoporto romano ritiriamo l’auto a noleggio, impeccabile, molti punti feedback . Raggiungiamo il museo. Splendido.
“L’Idroscalo di Vigna di Valle è il più antico museo del volo in Italia, sito sulla sponda sud del lago di Bracciano dove, nel 1904 per volontà del Maggiore del Genio Mario Maurizio Moris, padre riconosciuto dell’aviazione italiana, fu impiantato il primo Cantiere Sperimentale Aeronautico. Qui volò nel 1908 il primo dirigibile militare italiano, l’N.1, opera degli ingegneri Gaetano Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni. Fanno da cornice al Museo, voluto e realizzato dalla Forza Armata per dare degna collocazione al patrimonio aeronautico italiano, le strutture e le costruzioni dell’idroscalo, oggi unico sito di questo genere in Italia a mantenere intatte le caratteristiche architettoniche tipiche di un insediamento aeronautico sviluppatosi in un arco temporale che va dall’origine fino agli anni ‘60 del secolo scorso.” Si legge nella pagina del sito.
Si parano davanti a noi modelli di aerei di ogni genere.

“Il Museo Storico dell’Aeronautica Militare, con i suoi 13.000 m2 di superficie espositiva coperta, è uno dei più grandi ed interessanti musei del volo esistenti al mondo. Disposto su quattro grandi padiglioni espositivi, il Museo accoglie al suo interno oltre 60 velivoli ed una cospicua , collezione di motori e cimeli aeronautici di vario genere che raccontano, in sequenza cronologica, la storia del volo militare in Italia e quella degli uomini che ne furono protagonisti. Il percorso si snoda attraverso i settori dedicati ai Pionieri, ai Dirigibili, alla Prima Guerra Mondiale (hangar Troster, inizio visita), all’epopea dei Voli Polari del Generale nobile,hangar Troster, alle Grandi Crociere di Massa, alla Coppa Schneider, ai velivoli tra le due guerre (hangar Velo), alla Seconda Guerra Mondiale e i grandi aeroplani (hangar Badoni ) per terminare con l’ultimo padiglione illustrante la rinascita post bellica dell’Aeronautica Militare Italiana, che comprende i velivoli a getto contemporanei (hangar Skema e l’appendice (hangar aggiuntiva dedicata ai velivoli Fiat G.91).”

Tra queste beltà ci si perde, chi fotografa, chi osserva motori, chi riconosce un cane (la Titina, di Nobile), chi tra di noi si perde tra le frecce tricolori. C’è anche la riproduzione dello SVA realizzata da Nicolò Saettone, e donata al museo dalla famiglia dopo la sua scomparsa. Arriva l’ora di pranzo, si va nella mensa della caserma, il rancio è ottimo e abbondante. Il pomeriggio trascorre veloce tra un aneddoto e l’altro. Arriva l’ora di chiusura. Peccato.

Auto e via verso l’albergo, costeggiando il lago si arriva. Accogliente generoso e …….. occupiamo le stanze, pulite e comode. Molti punti feedback. Si organizza la cena. Spettacolo, meravigliosa opportunità gastronomica da molti colta al volo. Bucatini all’amatriciana. Abbondante tripudio di sapori, colori e profumo. Qualcuno si ferma altri pensano alla pietanza e poi? Vuoi non mangiare il dolce? Preso. Abbondante cena. Giusto il prezzo. Vino buono locale suggestivo cordialità ottimo pasto il commento su Trip Advisor. Caffè ammazza caffè giro sul lungo lago notte.

La mattina colazione molto abbondante. Le alternative turistiche erano molte, ritengo ben centrata la meta alla necropoli Etrusca di Cerveteri. La necropoli etrusca della Banditaccia è posta su un’altura tufacea a nord-ovest di Cerveteri (RM), e nei suoi circa 400 ettari di estensione si trovano molte migliaia di sepolture (la parte recintata e visitabile rappresenta soli 10 ettari di estensione e conta circa 400 tumuli), dalle più antiche del periodo villanoviano (IX secolo a.C.) alle più “recenti” del periodo etrusco (III secolo a.C.). La sua origine va ricercata in un nucleo di tombe villanoviane nella località Cava della Pozzolana, ed il nome “Banditaccia” deriva dal fatto che dalla fine dell’Ottocento la zona viene “bandita”, cioè affittata tramite bando, dai proprietari terrieri di Cerveteri a favore della popolazione locale. Vista la sua imponenza, la Necropoli della Banditaccia è la necropoli antica più estesa di tutta l’area mediterranea.

Le sepolture più antiche sono villanoviane (dal IX secolo a.C. all’VIII secolo a.C.), e sono caratterizzate dalla forma a pozzetto, dove venivano custodite le ceneri del defunto, o dalle fosse per l’inumazione. Dal VII secolo a.C., periodo etrusco, si hanno due tipi di sepolture, quelle a tumulo e quelle “a dado”. Queste ultime consistono in una lunga schiera di tombe allineate regolarmente lungo vie sepolcrali. Nella parte visitabile della Necropoli della Banditaccia ci sono due di queste vie, via dei Monti Ceriti e via dei Monti della Tolfa, risalenti al VI secolo a.C. Un Piero Angela virtuale ci spiegava come si viveva a quell’epoca. Fantastico. Come ogni cosa bella anche questo viaggio vi volgeva al termine, ma… scusate…, monti, lago mancava qualcosa……….! Verso la via del ritorno per la riconsegna delle auto…..il mare.

Un bell’esempio di voglia di stare insieme per la passione che ci accomuna ma non solo. Un esemplare modo di passare un weekend con gli Amici di merende.
Altra meta da studiare, ma assolutamente esperienza da ripetere presto, spero.

P.S. Sono molti i punti di feedback (aridaje con sti punti feedback… – nota editoriale-) ricevuti per questo viaggio dalla agenzia TACCHITOUR, io non la cambierei con nessuna altra al mondo.
Le fotografie di questo articolo sono di Roberto Soffiantini.

Sito del museo storico dell’Aeronautica MIlitare Italiana.

Non solo volo

Nobile arte, quella del modellismo. Quando da bambino vieni assalito dalla passione per tutto ciò che vola, passeresti al campo intere giornate, e quelle che non trascorreresti in pista le dedicheresti alla costruzione. Poi arriva il periodo del motorino, delle prime uscite serali, ed infine quello delle ragazzine (“mi, quand s’eri un fiö, dumà a sentì l’udür di fiulet, am rampigavi in si mür”, dice un non tanto vecchio saggio del nostro gruppo), e per un po’ ci si allontana dal gruppo, per poi rendersi conto che una valvola di sfogo ci vuole. Una volta modellisticamente a regime, dopo aver trapanato buchi e buchi in terra con i modelli, dopo essersi tritati per bene le dita con le eliche, dopo essersi bruciati la faccia al sole e congelato i piedi in inverno, si comincia a vivere l’hobby non più in modo stakanovistico e integralista, ma si comincia ad andare in campo anche solo per fare quattro chiacchiere con gli amici tra un voletto e l’altro (andare in campo senza modello porta male, soprattutto al gruppo), bere un bicchiere, mangiare due fette di salame.

Poi quando hai la fortuna di vederti arrivare nel gruppo un cuoco provetto, che non solo cucina divinamente, ma che col cibo ci parla, lo accarezza, lo accudisce e gli vuole bene (quando ancora si muove da solo), va da se che la tua associazione, il GMB, da Gruppo Modellistico Belgioioso diventa Gruppo Modellistico Bongustai. Va bene anche Gruppo Modellistico alla Buona, inteso che il nostro obbiettivo è e sarà quello di star bene in compagnia, spessissimo con la radio in mano ma a volte davanti ad un piatto, senza velleità particolari o ambizioni da ricercatore della Nasa.

Ebbene, questo elemento di spicco non ha mai tenuto in mano una radio in vita sua (in effetti vola suo figlio), in compenso tiene molto bene in mano mestolo e coltello. Pietro Rovida, il soggetto in questione, ha il fisico da cuoco. Nonostante sia dimagrito e non poco (e si sa, un cuoco bello pasciuto già promette bene, ma stare in forma è importante), solo a guardarlo in faccia ti viene da pensare: “questo sa cucinare benissimo”. Per offrire buon cibo, infatti, ci vuole un buon carattere, e Pietro ce l’ha. Mi sono fatto l’idea che uno nervoso e cattivo, non potrà mai diventare un buon cuoco. Cucinare è sacrificio, vuol dire dedicare giornate a fare qualcosa che in un’ora sparisce. E più tempo ci si mette, migliore diventa il cibo, e prima sparisce. Ovvio che per farsi venire voglia di cucinare per più di quaranta persone bisogna essere predisposti a farlo, e godere della gioia di chi ospiti, stando per buona parte della serata ai fornelli. E andare avanti a godere quando senti la gente che dice: “quanto era buono il risotto del Pietro”, magari dopo sei mesi o più.

Vorrei chiudere questa breve digressione dai nostri soliti argomenti aeronautici riportando alcune dediche che il nostro sommo poeta Giuseppe Lanfranchi ha dedicato, a nome del GMB, all’arte culinaria dell’altrettanto sommo cuoco Pietro. (nella foto in alto Sommo cuoco Petrus Rovidas)

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Sommo poeta Peppus Lanfranchius

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Pollice verde

Quando circa 28 anni fa Luigi Rovati (il Gigi), modellista navigato, in tutti i sensi, e titolare del negozio “Modellismo Fioroni” fornì un apporto decisivo nel reperire un campo volo al Gruppo Modellistico Belgioioso, probabilmente non si rese conto del regalo che fece alla nostra associazione. Il campo che riuscì a trovare, sul quale tuttora ci ritroviamo per volare, incorpora una serie di caratteristiche che, messe insieme, costituiscono una vera combinazione vincente, di quelle che capitano assai di rado: fondo fortemente drenante (campo praticabile anche immediatamente dopo diluvi modello equatore, senza problemi di fango), orientamento ottimale (si vola sempre col sole alle spalle), assenza di ostacoli su gran parte degli spazi circostanti, estese zone in ombra grazie alla presenza di due querce quasi secolari, proprietario (nostro socio) appassionato e altamente collaborativo nella gestione del terreno. Per dirne una, negli ultimi 20 mesi le precipitazioni, dalle nostre parti, sono state piuttosto frequenti e intense, tanto da rendere molti terreni della nostra zona praticamente indistinguibili da paludi, specie laddove il fondo è argilloso, condizione assai comune nel circondario. Il nostro campo, invece, che si estende su una lingua di sabbia millenaria depositata dal Po, ci ha consentito di volare tra un acquazzone e un altro senza nemmeno bagnarci i piedi.

Tanto ben di Dio, va naturalmente gestito: tagli dell’erba, pulizie delle rive, rimozione di sterpi e rovi, mantenimento del sentiero di accesso. Ma oltre alla manutenzione ordinaria, capita di dover fare i conti con elementi di disturbo a comportamento aleatorio, come ad esempio i cinghiali, che, per un paio d’anni si sono divertiti ad arare la pista alla ricerca di cibo nel fondo erboso. I danni sono stati consistenti, tanto da indurci ad arare metà pista, fresare il terreno, compattarlo ed attendere la rinascita dell’erba, in modo da eliminare quel substrato così appetitoso per i prelibati suini. A tal proposito, proprio poco tempo fa abbiamo avvistato uno di questi animali: enorme, nero, impressionante, velocissimo, di una agilità sorprendente. Bestie del genere vanno bene o viste da lontano o allo spiedo.

Tornando alle attività di manutenzione della pista, le medesime sono, fino ad ora, state portate avanti da squadre di soci volontari che, spinti da entusiasmo, passione e tanta energia hanno lavorato egregiamente mettendo a disposizione tempo, cervello e attrezzatura. Una vera risorsa per il nostro gruppo.

Tra questi volontari i più accaniti ed esperti sono senza dubbio Giuseppe Lanfranchi, il Jacky (Giacomo Passalacqua), Francesco Rinetti, Angelo Montagna, Lorenzo Anelli (fornitore di ogni tipo di macchinario o attrezzo), Marco Bertagna, ai quali si affiancano anche, di volta in volta, altri soci.

Di recente, l’operazione più importante condotta dalla squadra agrovolante è stata la battitura della parte recentemente lavorata, mediante rullo compressore stradale vibrante, azione che ci ha consentito di tornare ad avere a disposizione interamente il nostro splendido campo.

Il GMB ringrazia tutti i soci che si sono dati da fare e che continuano a darsi da fare, a titolo di puro volontariato, per manutenere con costanza la pista e il terreno circostante, con risultati che solo la mano del padrone di casa riesce a raggiungere.