Il pavese: terra di fiumi, di barche e di…..idrovolanti!

di Roberto Soffiantini

Anche se il nostro territorio è famoso per la nebbia e le zanzare, in realtà abbiamo la fortuna di vivere in una terra ricchissima di acque, resa fertile da innumerevoli rogge, torrenti e fiumi, primi tra tutti il Ticino ed il Po.
Sarà forse questo il motivo per cui la gente di quaggiù ha da sempre avuto un particolare rapporto con l’acqua dei fiumi, rapporto che, se nei secoli passati sfociava spesso in battaglie “navali” contro l’odiata Venezia, ai giorni nostri si materializza nell’utilizzo dell’acqua prevalentemente per l’irrigazione e per il divertimento.
In un recente passato, tuttavia, Pavia ha saputo sfruttare molto bene la presenza di un fiume come il Ticino anche e soprattutto sotto l’aspetto sportivo.
Intorno al fiume si sono infatti sviluppati diversi club di canottieri che hanno dato lustro alla città vincendo molte competizioni internazionali; da Pavia inoltre parte tuttora la competizione motonautica più lunga al mondo (raid Pavia-Venezia).
Tuttavia alla maggior parte dei pavesi sfugge un piccolo particolare: quella costruzione su palafitte ormai semidiroccata che si erge dal Ticino nei pressi della confluenza con il naviglio, rappresenta una pagina importantissima e purtroppo dimenticata dello sviluppo aeronautico in Italia.

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Il primo aprile 1926 ai piedi di quella costruzione, inaugurata dal Duce qualche tempo prima, attraccò un idrovolante Cant 10 ter, della neonata Società Italiana Servizi Aerei (SISA). Si trattava del primo volo civile di linea in Italia, da Torino a Venezia, e Pavia rappresentava lo scalo milanese, non essendo ancora stato scavato l’idroscalo in quel di Milano.

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Nel volo inaugurale la sosta a Pavia è stata solo formale, dal momento che l’aereo, già al completo, non ha imbarcato altri passeggeri. L’eco di questo primo volo, ampiamente pubblicizzato dalla stampa di regime, fu notevole: l’Italia si allineava finalmente ai più industrializzati paesi europei e Pavia aveva un ruolo di primo piano. In seguito le cose, come sappiamo, hanno preso un’altra direzione, agli specchi d’acqua sono subentrate le piste degli aeroporti e gli idrovolanti, almeno qui da noi, sono diventati dei mezzi di nicchia, riservati agli appassionati.
L’idroscalo pavese, rimasto l’unico nel suo genere in Italia, è passato attraverso vari proprietari ed è stato utilizzato come rimessaggio di aeromobili fino alla fine degli anni 60, allorquando l’allora proprietario Carlo Saglio soleva decollare dal Ticino con un “Macchino” munito di scarponi (e col biplano riportato nella foto seguente). Ulteriori dettagli sono disponibili alla relativa pagina del sito Pavia e Dintorni.

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Attualmente, purtroppo, la struttura versa in uno stato di completo abbandono, nell’attesa che qualche lungimirante benefattore la riporti ai fasti di un tempo (mera illusione????). Di quei periodi gloriosi rimane una scarna documentazione fotografica, che comunque è sufficiente a farci capire come doveva essere il trasporto aereo civile ancora in una fase embrionale. L’idrovolante utilizzato era, almeno in origine, un Cant 10 ter biplano con motore Fiat A12bis da 300 HP.
Aveva un’apertura alare di 13 metri, un peso a vuoto di 1550 kg e poteva imbarcare un massimo di 5 passeggeri. mentre la cabina di pilotaggio, stante anche la ridotta velocità di volo di 160 km/h, era aperta!

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Ma cosa c’entra tutto questo e soprattutto l’acqua, con il modellismo?
C’entra eccome,dal momento che a Pavia, dagli anni ’60 agli anni ’80, si è svolta un’intensa attività di navimodellismo dinamico ed il Ticino è stato la palestra per la formazione di eccellenti piloti RC, divenuti poi famosi a livello internazionale, sia per le vittorie nelle competizioni sia per imprese uniche nel loro genere, come ad esempio i due raid Pavia-Venezia con motoscafo RC. Nomi come Giacomo Passalacqua (il “Jackie”, attuale vicepresidente del GMB), Gigi Rovati, Italo Magrotti, hanno detto la loro sia dal punto di vista del pilotaggio sia della progettazione e realizzazione di scafi vincenti ed innovativi.

Parallelamente, nella Pavia di quegli anni si costruivano anche motori da competizione sempre ad uso nautico; un nome su tutti, quello del nostro socio Angelo Mattotea e dei suoi AMP 15 cc, che rappresentavano lo stato dell’arte di quei tempi.

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Alcuni dei piloti citati in precedenza, forse imitando i pesci preistorici che in accordo con le linee evolutive hanno conquistato dapprima le terre emerse e quindi il cielo,sono passati, quasi in sublimazione, direttamente dall’acqua al cielo ovvero dagli scafi agli aerei. Ciononostante hanno voluto mantenere un cordone ombelicale con la tanto amata acqua, pensando: ” visto che vogliamo volare, almeno facciamolo partendo dall’acqua”. Ovviamente, trattandosi di piloti avvezzi alle competizioni, non hanno mancato di dire la loro nelle nascenti gare per idromodelli RC, in particolare nella riedizione della famosa coppa Schneider, stavolta in scala ridotta.

Parlando di idromodelli, un capitolo a parte va dedicato al nostro compianto presidente “ad honorem” Pietro Bellingeri, che ha rappresentato una pietra miliare in tutto lo scenario dell’aeromodellismo italiano, dagli anni ’40 all’inizio del ventunesimo secolo. Pietro è sempre stato presente alle più importanti manifestazioni di idromodelli in Italia, ed il suo nome è indissolubilmente legato anche a questo tipo di attività.
Tra le sue migliori costruzioni ricordiamo una replica del Catalina, idrovolante americano utilizzato, tra l’altro, per il soccorso nautico. Chi scrive ha avuto modo di vedere in volo, in differenti occasioni, sia il velivolo originale sia la replica di Pietro, non notando differenze, in termini di realismo, tra il modello ed il vero. Balzando, con un salto di molti anni, ai giorni nostri, alcuni soci del GMB non sono rimasti insensibili alle tradizioni ed hanno voluto rinnovare la magia del volo sull’acqua, con il modello che in flottaggio lascia dapprima piccole onde, quindi due esili scie ed infine solo una miriade di gocce d’acqua che riflettono la luce del sole.

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Questa magia si ripropone spesso, soprattutto durante la stagione estiva, quando i piloti del GMB si recano muniti di una barca appoggio (barcè) in quella che una volta era la pista di decollo dei velivoli della SISA (vedi: filmato da bordo, filmato Marco Bertagna, filmato Francesco).

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In occasione dei nostri voli possiamo disporre di una pista lunghissima e molto spesso i nostri decolli ed ammaraggi ricordano quelli dei cormorani presenti sul Ticino.

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Questo giusto per rammentarci che, nonostante il progresso e la tecnologia di cui il genere umano va giustamente orgoglioso, la Natura aveva già pensato a tutto migliaia e migliaia di anni fa.
L’entusiasmo crescente per i modelli di idrovolanti si è diffuso all’interno del nostro gruppo ed ha fatto in modo che si costituisse, nell’ambito del GMB, un “sottogruppo” di idrovolantisti”, che, decollando metaforicamente dalle acque del Ticino, sono ammarati sul lago Viverone, sul lago di Garda e sul lago d’Iseo per partecipare alle ultime edizioni delle idrovolate svoltasi appunto in quei luoghi.

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E questo non è che l’inizio, il Ticino è sempre lì che ci aspetta e gli appassionati di questo tipo di volo sono sempre più numerosi, per cui……..preparate i galleggianti, l’acqua ci attende!!!